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SCHIAVI DI STATO

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SCHIAVI DI STATO

 

Lo scorso maggio 2016 ha segnato la prima attuazione della legge delega 57/2016, con decreto 92/2016, che, a fronte della unificazione delle figure di magistrati onorari, non prevedeva alcun cenno alla disciplina transitoria di coloro che hanno svolto e svolgono funzioni di responsabilità giurisdizionali, e lo fanno con abnegazione, sacrificio e in totale precarietà, in violazione di ogni loro diritto alla maternità, alla malattia, alla tutela della vecchiaia.

Nelle more della valutazione degli ulteriori decreti attuativi, la Commissione UE ha attivato un’istruttoria tesa a valutare la compatibilità della disciplina nazionale con la direttiva 1999/70/CE, che sfociava in rilievi di illegittimità della normazione italiana sotto vari profili, la reiterazione di mandati temporei, la sostanziale gratuità della prestazione sul presupposto errato della diversità del rapporto rispetto a quello di lavoro.

Al contrario, la Commissione ha obiettato che il magistrato onorario è un lavoratore ai fini del diritto dell’Unione Europea e che, conseguentemente, allo stesso vadano applicati tutti i diritti della qualifica corrispondente (ossia previdenza, ferie e malattia).

Alle medesime conclusioni era giunto altresì il Comitato dei Diritti Sociali Europeo con pronuncia pubblicata il 16.11.2016, che ha riconosciuto il diritto della magistratura onoraria alla posizione previdenziale e contribuzione per il solo fatto delle funzioni giurisdizionali esercitate, equivalenti a quelle dei magistrati di carriera.

La risposta del Ministero non ha tardato a venire alla luce!

Piuttosto che riconoscere la pienezza delle funzioni realmente esercitate da una magistratura negli anni sempre più stretta dagli stessi oneri dei magistrati professionali, ma priva dei minimi diritti, l’ineffabile struttura ministeriale ha lasciato trapelare in varie occasioni la sua intenzione di addivenire ad un limitato utilizzo del magistrato onorario, parametrando la retribuzione a quella del magistrato professionale minima, ma riducendola del 50%.

Chiaramente, la magistratura professionale che negli anni si è avvalsa del 90% della sostituzione in udienza dei vice procuratori onorari, e del 40% dei ruoli dei giudici onorari di tribunale, e che non avrebbe comunque giurisdizione su quella di pace, non poteva che reagire.

110 procuratori e anche il CSM hanno sottolineato come una riduzione dell’apporto, anzi, dell’  “utilizzo” (!) termine che ci preme sottolineare perché perfettamente indicativo dello spirito con cui ci si approccia alla nostra figura, non poteva essere di sostegno alla giustizia.

 

E questo lo reclamavano a gran voce le associazioni riunite davanti al CSM con una manifestazione del 17 febbraio, che ha raggiunto i massimi storici di partecipazione, in cui si è chiesto all’organo di autogoverno, anche della magistratura onoraria, la giusta tutela.

Il  Ministro ha risposto rivolgendo al Consiglio di Stato un quesito riguardante la possibilità di predisporre misure di stabilizzazione per i magistrati onorari in servizio.

Il parere non si è fatto attendere, l’8 aprile 2017, il Consiglio di Stato, vagliando tre alternative,  ha ritenuto praticabile, in quanto “offre una qualche possibilità operativa”,   solo quella proposta dalle associazioni maggiormente rappresentative unite, ossia, quella attuata con la Legge 18 maggio n. 217, nel lontano 1974, con cui si  dispose la “conservazione dell’incarico in corso” con la retribuzione del magistrato di Tribunale per i vice pretori onorari in servizio all’epoca.

L’ipotesi di garantire la permanenza nelle funzioni della magistratura onoraria in servizio, sul modello della Legge 217/74, costituisce, del resto, quella soluzione di compromesso auspicata dalla Presidente della Commissione Parlamentare UE Dr.ssa Cecilia Wilkstrom al Ministro On. Andrea Orlando per risolvere la questione, definita “allarmante” e “critica”, della “disparità di trattamento sul piano giuridico, economico e sociale fra Magistrati togati e onorari”.

Il Ministro, in risposta alla interrogazione scritta dell’On. Maestri del 12 aprile 2017 alla Camera dei Deputati,  così dichiarava: “Siamo pertanto impegnati ad esercitare la delega e contemporaneamente, nell’ambito dei percorsi delineati dal parere del Consiglio di Stato, ogni possibile soluzione normativa che, nel doveroso rispetto del quadro costituzionale di riferimento, consenta di assicurare adeguate forme di stabilità ai magistrati onorari che, in forza delle ripetute proroghe di legge annuali, hanno prestato servizio nell’amministrazione della giustizia. In sostanza, seguiremo la strada stretta che ha offerto il Consiglio di Stato, nel frattempo eserciteremo la delega.”.

Ebbene, finora, l’unico fatto serio e grave è che la delega si intende esercitarla con uno schema di decreto, che lungi dal superare le criticità, anche sul piano costituzionale,  evidenziate al disegno di legge 1738, ne aggrava l’impatto negativo, funzionale ed economico, su una categoria ormai stremata dalle delusioni e dalla forte contrazione dei compensi,  violando così gravemente gli impegni presi dal governo con il parlamento  e le raccomandazioni approvate alla Camera (seduta 615/2016 Camera): esclusa per  i magistrati onorari in servizio, non solo la permanenza delle funzioni, ma anche un trattamento retributivo, previdenziale ed assistenziale tale da garantire il principio dell’autonomia della magistratura e da consentire ai medesimi magistrati onorari di vivere dignitosamente con i proventi della loro attività (considerando che per la quasi totalità dei magistrati di trattasi dell’unica o principale fonte di sostentamento).

Un fatto politico grave, a cui si susseguono ulteriori fatti gravi, quale quello accaduto  nella giornata del 5 maggio 2017, allorché è stato approvato uno schema di decreto attuativo in totale violazione di suddetti diritti  senza adire alcun tavolo tecnico,   in aperta violazione dell’obbligo della previa consultazione delle parti sociali di cui al paragrafo 3 della clausola 4 (principio di non discriminazione) della Direttiva 1999/70/CE, a  rischio dell’attivazione di una ulteriore procedura di infrazione: un’altra!

Eppure, gli spunti la commissione europea li aveva delineati, ma, si sa, in Italia il detto “trovata la legge trovato l’inganno” vale anche per i pareri degli organi superiori, quello della Commissione Europea, quello del Consiglio di Stato: semplicemente si ignorano o si eludono, come quando si impone, a tutela del diritto alla maternità e della malattia la astensione dal lavoro, sancendone però la omessa retribuzione! Le migliaia di lavoratrici magistrati onorarie precarie ringraziano per la gentile concessione, perfettamente in linea con l’invito alla procreazione del Ministro Lorenzin!

 

Questo dunque è il manifesto della politica sul lavoro’ di questo governo: precarietà, elusione dei diritti alla maternità e malattia e ferie, sfruttamento delle parti sociali più deboli ignorando il diritto a partecipare a tavoli tecnici sugli aspetti più rilevanti, economici e costituzionali.

I direttivi

“Giustizia: Lega: riforma magistratura onoraria una sciagura. 5000 nuovi schiavi.
Il consiglio dei ministri ha approvato ieri lo schema di decreto di riforma della magistratura onoraria.

Una sciagura senza precedenti che rischia di azzoppare mortalmente la giustizia del nostro paese.

Una riforma che penalizza drammaticamente la magistratura onoraria e di pace, la quale a seguito della riforma sarà’ sempre più precaria, sottopagata, vessata, senza il riconoscimento dei diritti minimi e basilari dei lavoratori, in poche parola schiavizzata.

Schiavi di stato.

È vergognoso il trattamento che il governo ha deciso di riservare a circa 5000 magistrati di territorio il cui operato è essenziale per il normale funzionamento  del sistema giudiziario.

Altro che magistratura di serie B, qui siamo alla schiavizzazione della funzione, al fine di degradare e marginalizzare  sempre più il ruolo del magistrato onorario per sostituirlo con nuove forme di depenalizzazione.

Ora lo schema di decreto arriverà nelle commissione giustizia di camera e senato e qui faremo di tutto per bloccare la questa contro Riforma e tentare di migliorare l’impianto del decreto nell’interesse della giustizia e di una categoria di lavoratori che non merita di essere trattata in questo modo.

Siamo a fianco di tutte quelle associazioni che, contestando l’operato del governo, stanno lottando per tutelare  la dignità  di questi 5000 “precari”della giustizia.

Cosi dichiarano Erica Stefani e Nicola

Molteni parlamentari della Lega Nord.”