LA DENUNCIA della UNIMO alla Commissione Europea: i diritti dei magistrati onorari di Tribunale violati in nome di una riforma ipocrita ed iniqua.

 

Dopo inutili trattative volte a far uniformare il governo italiano ai principi statuiti dal diritto UE, e ad un anno dalla inattuata decisione del Comitato europeo dei diritti sociali, l’Unione Nazionale Italiana Magistrati Onorari ha deciso di denunciare alla Commissione europea le illegittime condizioni di lavoro imposte da uno Stato che si erge a Stato di diritto, quando invece assume da decenni il vero ruolo di Caporale del “lavoro nero” per i magistrati onorari. La qualifica non poteva essere più appropriata,  laddove ogni minima pretesa di tutela, richiesta a più voci dai magistrati onorari, è sempre stata negata in Italia con il leit motiv che onorario significa NON lavoratore, dunque, onorato di lavorare in nero (concetto tutto italiano!).
La denuncia.
Il Comitato Europeo dei Diritti Sociali ha, ovviamente, dissentito dall’ottocentesco ribattere del governo italiano, e il 16 novembre 2016 ha affermato che chiunque presti qualsiasi  attività per conto di altri ha diritto a ricevere le tutele previdenziali ed assistenziali a carico del datore di lavoro previste per la figura professionale di riferimento, anche ove le funzioni siano a tempo determinato, a nulla rilevando il titolo o qualifica formali. Ad analoghe affermazioni sono pervenute la Commissione Europea e la Commissione Petizioni al Parlamento Europeo. La risposta del governo è stata invece elusiva, nel tentativo di camuffare, dietro l’apparente esecuzione della normativa europea, la punizione per la magistratura onoraria che ha iniziato a pretendere il giusto trattamento. Dunque, la denuncia rivela che la disciplina transitoria per i Magistrati Onorari attualmente in servizio degrada le loro funzioni a ruolo ancillare, riduce sensibilmente gli emolumenti (in misura assimilabile al reddito di sussistenza), viola il principio del “pro rata temporis” (perché compara le funzioni con una retribuzione ben più bassa di quella effettivamente di riferimento),  introduce un ostacolo all’accesso alla tutela pensionistica di sicurezza sociale (perché prevede il paradosso della obbligatorietà della iscrizione all’ente previdenziale nella gestione separata INPS, ma dall’altro impone l’obbligo contributivo interamente a carico del lavoratore). La tutela della malattia e maternità è inesistente e offensiva, giacché si limita ad affermare che l’ astensione dal lavoro per la malattia e maternità non determinano revoca dall’incarico se non protratte oltre sei mesi, ma non sono dovuti compensi.
La giustizia onoraria poi, secondo la denuncia, diviene una giustizia remunerata ad obiettivi disancorati da criteri obiettivi, con grave rischio per l’ imparzialità.
La denuncia mira a riportare l’ITALIA sulla corretta posizione in ordine ai principi UE verso una categoria che, come riveleranno le statistiche specifiche, sorregge un sistema destinato ad implodere a seguito della riforma ORLANDO.”
IL CDC UNIMO

Roma, 21 ottobre 2017

Giustizia: denuncia Unimo su condizioni magistrati onorari
Ricorso alla Commissione Europea per tutele categoria
ROMA
(ANSA) – ROMA, 23 OTT – “Dopo inutili trattative volte a far uniformare il governo italiano ai principi statuiti dal diritto Ue, e ad un anno dalla inattuata decisione del Comitato europeo dei diritti sociali, l’Unione Nazionale Italiana Magistrati Onorari (Unimo) ha deciso di denunciare alla Commissione europea le illegittime condizioni di lavoro imposte da uno Stato che si erge a Stato di diritto, quando invece assume da decenni il vero ruolo di Caporale del ‘lavoro nero’ per i magistrati onorari”.
E’ quanto si legge in una nota dell’organismo di rappresentanza dei magistrati onorari.
“La qualifica non poteva essere più appropriata – prosegue il comunicato – laddove ogni minima pretesa di tutela, richiesta a più voci dai magistrati onorari, è sempre stata negata in Italia con il ‘leit motiv’ che onorario significa ‘non lavoratore’, dunque, onorato di lavorare in nero (concetto tutto italiano!)”.
“La denuncia -conclude la nota – mira a riportare l’Italia sulla corretta posizione in ordine ai principi Ue verso una categoria che, come riveleranno le statistiche specifiche, sorregge un sistema destinato ad implodere a seguito della riforma Orlando”. (ANSA).
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